Nel 1994 in Rwanda si è consumato un genocidio contro la popolazione Tutsi, durante il quale è stato compiuto ogni tipo di malvagità contro l’umanità e la natura in genere.
Il popolo Tutsi è stato decimato: in meno di cento giorni sono state uccise più di un milione di persone.
A Kibungo, una città del Rwanda, vive Camille, un giovane che – miracolosamente sopravvissuto all’orrore del genocidio ed allo sterminio della sua famiglia – dopo sei anni ha subito un gravissimo incidente che l’ha lasciato paralizzato.
Dopo diversi interventi e tanta forza di volontà, ha riacquistato solo l’uso delle braccia, viveva su una sedia a rotelle ed aveva bisogno di un aiuto per tutte le azioni quotidiane. L’ambiente in cui viveva non favoriva la sua autonomia e la sua casa, tra l’altro non aveva i servizi igienici.
Un viaggio in Rwanda – organizzato nell’estate del 2016 e che ha visto partecipi alcuni parrocchiani e padre Anselmo Muzerwa (nativo del Rwanda) – ha avvicinato la comunità parrocchiale alle esigenze di Camille.
Per questo motivo - dall’inizio della Quaresima 2017 – la comunità stessa – in sintonia con il tema pastorale della diocesi “Vestire gli ignudi”- ha inteso dare un valido aiuto nel progetto - avviato dall’associazione “Teniamoci per mano” – “Il mattone dell’amicizia”: sono state raccolte offerte – simbolicamente “i mattoni”- per un periodo significativo di tempo, organizzati eventi di beneficenza, fino a quando i fondi non bastavano per dare inizio ai lavori di costruzione della casa (16 Gennaio 2018), terminati nel 2019.